24/02/2022
I crediti deteriorati: aumentano, ma nel breve termine

Nei primi giorni di febbraio, da un quotidiano online dedicato al mondo crediti, apprendiamo che i crediti deteriorati delle imprese sono in auemento. Lo stesso ci riferisce che ABI (Associazione Bancaria Italiana) Cerved hanno rilasciato il loro consueto report annuale sullo stato degli NPL delle imprese italiane dal quale è emerso che i nuovi crediti deteriorati vengono visti in crescita nel 2022, quindi la revoca delle moratorie e l’uscita dalle misure di sostegno al credito potrebbero tradursi in un aumento del rischio di insolvenza, almeno nel breve termine, in quanto sarebbe poi registrato un calo nel 2023,

Gli NPL sono attesi in rialzo in particolar modo tra le microimprese e nei servizi. Il settore più importante, cioè l’edilizia, vede prospettive in miglioramento, con tassi di deterioramento inferiori al pre-Covid. Vediamo, però un po’ di numeri.

Nonostante l’impatto della crisi pandemica, i flussi di nuovi crediti deteriorati nel 2021 continuano ad essere ai minimi storici (2,1%) e tale andamento positivo è principalmente legato alla proroga delle misure straordinarie a sostegno delle imprese, come la moratoria sui debiti e le garanzie pubbliche sui nuovi prestiti, che hanno assicurato la tenuta del sistema produttivo impedendo un aumento dei default e della rischiosità del credito. 

Il tasso di deterioramento non è altro che il rapporto tra il numero delle posizioni creditizie che nel corso dell’anno si deteriorano (ovvero sono crediti scaduti, inadempienze probabili o crediti in sofferenza) e lo stock di posizioni non deteriorate all’inizio dello stesso anno. 

Al termine del periodo di previsione, le microimprese e il settore dei servizi, particolarmente colpito dalla pandemia, fanno osservare gli incrementi più pronunciati dei tassi di deterioramento, mentre le costruzioni e l’agricoltura registrano livelli migliori rispetto al pre-Covid. 

A partire dal 2022, con la sospensione delle misure eccezionali adottate dalle autorità di vigilanza e dai governi, i nuovi crediti in default sono previsti in crescita.

A livello dimensionale, la crescita dei tassi di deterioramento rispetto ai livelli pre-Covid sarà più consistente per le microimprese (dal 3,1% del 2019 al 3,6% del 2023), e relativamente più contenuta per le imprese di piccola (dal 2,1% del 2019 al 2,3% del 2023), media (dall’1,7% del 2019 all’1,9% del 2023), e grande dimensione (dall’1,3% del 2019 all’1,5% del 2023), in tutti i casi su livelli ampiamente inferiori ai picchi del 2012. 

A livello settoriale, il settore dei servizi sarà quello più penalizzato dagli impatti della pandemia facendo registrare i rialzi più pronunciati dei nuovi crediti in default (dal 2,8% del 2019 al 3,7% del 2023), seguito dall’industria (dal 2,3% del 2019 al 2,5% del 2023), mentre nell’agricoltura (dal 3,1% del 2019 al 2,7% del 2023), meno toccata dallo shock, e soprattutto nelle costruzioni (dal 4,0% del 2019 al 3,5% del 2023), grazie alle buone performance e alle prospettive di investimento del PNRR, si osservano dati in miglioramento rispetto al pre-Covid. 

Le microimprese operanti nel settore terziario e le piccole imprese operanti nell’industria sono i settori per cui al termine del periodo di previsione si rilevano i peggioramenti più marcati rispetto al pre-Covid. Diversamente, le piccole e medie imprese delle costruzioni fanno registrare i cali dei tassi più significativi.

I dati ufficiali di Bankitalia evidenziano, anche per il 2021, la prosecuzione del trend di discesa dello stock di crediti deteriorati accumulati dalle banche italiane. A favorire il calo degli NPL sono state le operazioni di cessione di portafogli di NPL e la riduzione dei nuovi flussi di crediti deteriorati

La sostanziale tenuta su livelli bassi dei nuovi crediti in default è dovuta in particolare agli impatti positivi di misure straordinarie come le moratorie sui prestiti e agli altri interventi di sostegno alla liquidità delle imprese. 

Questi provvedimenti hanno favorito la prosecuzione dell’attività delle imprese e mitigato l’aumento dei crediti a rischio, evitando che lo shock produttivo indotto dalla pandemia si trasmettesse al settore finanziario

Sicurmante interessante la riflessione che possiamo fare, anche come prospettiva di gestione della propria attività dal 2023 in poi. 

Al prossimo aggiornamento.

                                                                                                                                       Hamilton SpA

Fonte: Credit News